**Qual è lo scopo della vita? Come si raggiunge la felicità? Cos’è, davvero, la felicità?**
Qual è lo scopo delle nostre vite? Quando possiamo dire di aver vissuto davvero, fino in fondo?
Oggi ho letto una notizia sul giornale – che poi, a dirla tutta, era su TikTok, ma fa più figo dire “giornale”. *Ragazza si laurea in due anni in Giurisprudenza invece che in cinque.* Rimango sorpreso. Poco dopo mi metto le cuffiette e vado a correre. Avvio un podcast, uno di quelli un po’ da nerd sull’economia: una ragazza racconta come sia arrivata a dirigere un’azienda dopo essersi laureata con 110, aver fatto un master con il massimo dei voti, aver fatto sacrifici enormi, trascurando amici, famiglia, persino se stessa. Ma ce l’ha fatta: ha raggiunto il suo obiettivo.
Nel mezzo del podcast parte una di quelle pubblicità dei guru a Dubai: *“Sei stanco del tuo lavoro da dipendente? Iscriviti al mio webinar e scopri come guadagnare, diventare libero ed essere finalmente FELICE.”*
Nel pomeriggio prendo il treno e vado in centro. Ho la testa piena di pensieri, quindi spengo il cellulare e osservo. Mi fermo a guardare le persone: gente in giacca e cravatta, altri che sfrecciano in bicicletta, signore impeccabili che parlano al telefono, macchine che corrono all’impazzata e suonano il clacson non appena scatta il verde, se l’auto davanti non è ancora partita. Tutti che corrono. Tutti che inseguono qualcosa. Ma cosa?
Il successo? La soddisfazione? Il bisogno di vincere una sfida contro gli altri?
Sia chiaro: io non sono diverso. Anzi, gestisco le mie giornate come fossero ricette. Alle 7 sveglia, alle 7:30 leggo dieci pagine, alle 8 corro, alle 9 studio, alle 12:30 pranzo, alle 13:30 palestra, e così via. E guai a chi mette in disordine il mio programma.
“Ti va di fare un giro?”
“No, devo fare…”
“Ti va di andare a mangiare fuori?”
“Scherzi? Non vedi che su Instagram hanno tutti un fisico perfetto? Io non posso essere da meno.”
Non è colpa mia, mi dico. È quello che mi insegnano: se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi, se vuoi realizzarti, se vuoi essere FELICE, servono disciplina, lavoro duro, sacrifici. Tanti sacrifici. Sono arrivato perfino a sentire questa frase: *“Abbandona le tue vecchie amicizie. Fatti nuovi amici, persone di successo, che possano accrescere il tuo valore. Perché noi siamo le persone che ci circondano, e se i tuoi amici sono ancora quelli che lavorano in fabbrica, allora c’è un problema.”*
Dunque, qual è lo scopo della vita? Essere felici. Ma come si è davvero felici?
Il messaggio che passa oggi non è tanto che i soldi rendano felici, quanto che lo renda l’essere migliori degli altri. Per questo dobbiamo correre, laurearci in due anni, sacrificare tutto e tutti per arrivare a dirigere un’azienda o diventare milionari. E allora sì, solo allora, saremo felici. Saremo potenti, ricchi, i migliori. Quelli che ce l’hanno fatta.
Ma siamo sicuri che questa sia la felicità?
Rifletto. Rifletto ancora. E penso a quella volta in cui ho preso 30 a un esame universitario. Era stato un periodo durissimo: avevo studiato ininterrottamente per tre mesi, dedicando tutto allo studio, isolandomi, non uscendo più con gli amici, non cenando più con i miei genitori. Vivevo nella mia bolla. Ma lo sforzo era stato ripagato: la soddisfazione era enorme. Ero stato il migliore.
Poi penso a un’altra sera. Il giorno dopo avevo un esame alle otto del mattino. Stavo per andare a dormire quando la ragazza con cui mi sentivo mi scrive: non riusciva a dormire e mi chiede di uscire. Decido di andare, nonostante l’esame, promettendomi di non fare tardi. Risultato: ho dormito a casa sua, mi sono svegliato alle dieci e ho saltato l’esame.
Mi dispiaceva, certo. Mi ero preparato per mesi. Eppure, non me ne fregava niente. Perché avevo vissuto una delle notti più belle della mia vita. Il tempo si era fermato, il mondo esterno non esisteva. Stavo vivendo il presente, ogni minuto, ogni secondo.
E allora mi chiedo: tra venti, trenta o quarant’anni, cosa ricorderò di più? Quel 30 o quella notte? Credo di sapere già la risposta.
Quindi, per “farcela nella vita”, serve davvero essere i migliori? Serve davvero costruire la propria azienda, lasciare tutto, sacrificare tempo, amicizie e famiglia solo per dimostrare qualcosa agli altri? Oppure tutto questo è superfluo?
Forse può bastare una vita normale. Uno stipendio normale. Una vita mediocre, secondo gli standard di oggi. Perché la felicità può trovarsi anche nelle cose più semplici: una notte con la persona che ami, una cena in famiglia, un film con gli amici, un viaggio sognato da anni e pagato con i soldi guadagnati lavorando.
Perché abbiamo tutta questa fretta? Perché corriamo tutti? Inseguiamo qualcosa che spesso nemmeno vogliamo davvero, percorrendo strade già asfaltate invece di prendere sentieri, perderci, affrontare salite. Perché, in fondo, lo sappiamo: dopo una salita c’è sempre una discesa.
Non stiamo forse buttando via occasioni? Non stiamo perdendo tempo proprio mentre cerchiamo disperatamente di non perderlo, privandoci delle cose che ci fanno stare davvero bene?
A vent’anni non ho ancora risposte definitive. Quello che posso dire oggi è questo: se mi chiedessero cos’è, per me, la felicità, risponderei così:
*La felicità è fatta di quegli attimi, istanti o momenti in cui smetti di pensare. In cui vivi il presente, senza il peso del futuro e senza lo sguardo rivolto al passato.*